India digitale

La fase post-Covid vede la nascita di una democrazia dei dati: Anil Padmanabhan

(Anil Padmanabhan è editorialista di Economic Times e Nieman Foundation Fellow. Questa rubrica apparso per la prima volta su Economic Times il 14 ottobre 2021)

  • Il mese scorso, Dilip Asbe, CEO della National Payments Corporation of India (NPCI), ha affermato che le transazioni annualizzate sulla piattaforma di pagamento, Unified Payments Interface (UPI), sono destinate a raggiungere i $ 1 trilione (₹ 75 lakh crore). In realtà, questo non è un vanto inutile. A settembre, UPI ha registrato 3.65 miliardi di transazioni per un valore di 6.5 trilioni di ₹. Questo record, sia in termini di volume che di valore, suggerisce che non solo l'obiettivo è raggiungibile, ma che l'adattamento dell'UPI sta crescendo esponenzialmente. Questa fetta di tendenza crescente alla cattura dei dati di transazioni a basso costo e di alto valore rispecchia anche un nuovo processo di inclusione attraverso l'empowerment del credito, che, a sua volta, viene abilitato con l'ascesa di quella che può essere meglio descritta come democrazia dei dati. Queste transazioni digitali stanno acquisendo nuove storie di credito appartenenti a una classe di persone che in precedenza non potevano mai accedere al credito formale. Quindi, da un lato, una generazione di nuovi consumatori si avvale di prestiti a bustina e, dall'altro lato, una nuova generazione di fornitori accede al credito senza garanzie. Questa doppia azione sta risolvendo la sfida che Nandan Nilekani, l'uomo che ha guidato il lancio di Aadhaar, descrive così bene: gli indiani sono economicamente poveri ma ricchi di dati...

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